Qualche consiglio minimale

Queste pagine di presentazione del Relational Singing Model si rivolgono a persone e figure professionali così diverse che una sezione di indicazioni metodologiche potrebbe apparire allo stesso tempo banale, tecnicistica, arida o superficiale.
Sarebbe lontano dal rispetto della realtà, e concettualmente disonesto, negare la rilevanza della “tecnica musicale” nelle proposte operative che accompagnano RSM. Allo stesso tempo, la sola competenza musicale non può supplire la componente di osservazione, di partecipazione emotiva e di riflessione sui bisogni delle persone che ci troviamo di fronte! La strada migliore sarà quindi di procedere in team di lavoro, come peraltro traspare da ogni descrizione del RSM.

Si è pensato quindi di limitare questa sezione di consigli a pochissime osservazioni generali, rimandando altre questioni musicali a una breve e agile guida didattica (Fare musica è giocare e Cantare) che le persone più curiose e preparate potranno ulteriormente approfondire.

 

Accondiscendere ai suggerimenti del gruppo
Il gruppo “parla” continuamente. Esprime le difficoltà, i disagi e gli imbarazzi, con comportamenti individuali o collettivi che vanno sicuramente ascoltati e valutati. Deve continuamente essere stimolato verso nuovi obiettivi, ma è importante ritornare più volte sulle proposte di attività già presentate in precedenza, con una tecnica di continua “variazione e arricchimento” che produca agio e desiderio di partecipazione, conferma e rinforzo delle abilità già acquisite.
Si potranno verificare con una certa frequenza le “preferenze” del gruppo e consolidare le competenze; ad esempio, chiedendo a uno dei componenti di assumere il ruolo di direttore, o di proporre nuove modalità operative.

 

Lasciare che il suono sia libero
La scoperta della corretta emissione vocale, lo stimolo al raggiungimento dell’equilibrio nell’espressione delle armonie interne e delle armonie esterne inserire link all’articolo, e più in generale lo sviluppo delle abilità del gruppo dovranno essere rispettare la libera espressione della voce e del suono. E’ di fondamentale importanza limitare la proposta di modelli fonici e timbrici che, pur facendo parte degli obiettivi del conduttore, sono lontani dalle possibilità dei singoli e del gruppo. Il percorso dovrà invece essere svolto a piccoli passi evitando di “forzare” il gruppo all’imitazione di suoni e timbri dati: a seconda dei contesti operativi, il raggiungimento della semplice fonazione da parte di tutti i partecipanti potrà essere un grande traguardo; in altre occasioni sarà invece importante incoraggiare le persone con la voce più ricca ed espressiva, ma evitando sempre di che l’elogio di chi ha maggior facilità vada a scapito chi potrebbe sentirsi escluso perché in difficoltà musicale, fonatoria o espressiva.
Il percorso di crescita del gruppo avviene infatti tramite l’ascolto e l’imitazione dei componenti, rispetto ai quali il conduttore ha un ruolo fondamentale di animazione e di rassicurazione, ma non di giudizio.
Prima di lavorare sul suono e sul timbro, occorre che ciascuno giunga a liberare la propria voce, senza nasconderla o mascherarla nel tentativo di soddisfare un modello che non è ancora in grado di comprendere. 

 

L’ergonomia vocale
Condurre un’attività basata sul canto richiede una conoscenza dei meccanismi di buon funzionamento del canto e, quantomeno, la consapevolezza di un corretto utilizzo dell’organo fonatorio. Con il termine “ergonomia vocale” vogliamo indicare un insieme di considerazioni, osservazioni e consigli che possano aiutare il conduttore (più o meno esperto) nella proposta del canto. (vedere anche l’articolo Cantare)

Le principali considerazioni riguardano:

 il range vocale: parlando di popolazione “non educata al canto”, generalmente i foniatri indicano come ottimali melodie che si sviluppano all’interno della cosiddetta ottava di comodità per giovani e adulti e della quinta di comodità per i bambini. Questo significa che nella fase iniziale di un percorso vocale e corale occorrerà riflettere sugli estremi più acuti e più gravi del canto, per non sollecitare in modo improprio le zone estreme della tessitura vocale (media) del gruppo;

la tessitura: generalmente si considera che la quinta e l’ottava di comodità si collochino a una frequenza mediamente “comoda” per il gruppo. Ciò significa che vi saranno precise altezze cui il gruppo reagirà con maggiore agio, mentre altre altezze rischiano di provocare uno sforzo vocale improprio. La classica situazione che si verifica per esempio all’interno della scuola è quella in cui l’insegnante propone un canto ad un’altezza comoda per la sua voce (che talvolta è stanca, roca, usurata…), ma che stimola i bambini a cantare troppo in basso, perdendo in precisione brillantezza ed efficacia (e talvolta procurando un vero sforzo vocale!). Occorre peraltro considerare che all’interno del gruppo vi sono certamente persone che trovano più agile una tessitura particolare rispetto ad altri componenti del gruppo; per esempio, un soprano leggero avrà “comodità a cantare” suoni più acuti rispetto a un contralto profondo.

procedimenti melodici: il tema dell’ergonomia vocale è infine alla base di alcune riflessioni che riguardano la composizione musicale e lo sviluppo della melodia. Ci sono successioni di intervalli melodici “più semplici e agevoli”, e successioni più impegnative. Una considerazione dei procedimenti intervallari più diffusi nel canto popolare e nella tradizione classica, nella maggioranza delle tradizioni culturali censite, rivela ad esempio una prevalenza degli intervalli melodici più ampi nella direzione ascendente mentre le scale melodiche si ritrovano perlopiù in senso discendente (cfr. D. Huron, Sweet anticipation -MIT Press, London, 2007)

 

Coerenza e pienezza di canto, gesti e movimenti
L’approccio emotivo del RSM mira alla libera espressione di sé nella relazione con gli altri. Rincorrere una buona efficienza vocale, lavorando sulle abilità tecniche senza curare gli aspetti posturali, di gestualità e di movimento libero, sarebbe un obiettivo decisamente limitato (anche per la sola efficienza vocale…). La qualità della voce migliorerà con la qualità del movimento, e la vocalità sarà più profonda e radicata se il corpo sarà complessivamente pronto a farsi coinvolgere nell’attività espressiva. In sintesi, le diverse azioni convergono per raggiungere lo stesso scopo e devono essere proposte in stretto collegamento espressivo emotivo e relazionale.
La progressione del gruppo avverrà certamente con percorsi non lineari: vi saranno aperture e accelerazioni delle abilità musicali, cui forse seguiranno momenti in cui sarà necessario puntare sul semplice ascolto o sulla socialità. L’osservazione degli aspetti posturali, dei gesti, delle voci e dei silenzi sarà la migliore chiave di lettura dello stato del gruppo, per definire i bisogni e le possibilità di progressione.

 

Fare musica è giocare
RSM ha l’obiettivo di sviluppare le sue proposte nell’ottica del gioco.
Non solo perché la disponibilità a mettersi in gioco è un atteggiamento necessario da parte di tutti i partecipanti e del conduttore, ma perché la riuscita dell’attività e della proposta relazionale seguono le regole e le strategie del gioco cooperativo. Sarà compito del gruppo e del conduttore definire le proprie “regole”, così come gli obiettivi e le strategie, e con lo stesso stile giocoso saranno affrontati successi e insuccessi, nella consapevolezza che il “premio” di un’attività condotta correttamente è una grande soddisfazione sonora e un risultato emotivo forte che verrà goduto da tutti.
Per indicazioni e suggerimenti su giochi musicali da condurre in gruppo, con la voce e con strumenti musicali, consultare l’articolo allegato sui giochi musicali.

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